L’impero colpisce ancora

Non lasciatevi ingannare dalla pettinatura hippy: questa volta le loro ambizioni sonore si abbinano alle loro grandi bocche.

Royal Albert Hall, Londra (Venerdì 27 marzo 2009)

NME aprile 2009“West Ryder Pauper Lunatic Asylum“? “West Ryder Pauper Lunatic Asylum”? In qualsiasi modo noi pensiamo di pronunciare il titolo del nuovo squilibrato album dei Kasabian, quello sarà sempre in vantaggio su “Music For The People” (album dei The Enemy). Tom Clarke sarebbe diviso tra lanciare ordigni incendiari contro la Royal Albert Hall e disperarsi per suonare sull’erba di casa del suo amato Impero Britannico. Tom Meighan e compagni non soffrono di questo genere di dissonanze cognitive. Loro sono qui per dettare le regole. Se il titolo non fosse abbastanza per voi, c’è, senza dubbio, un che di imperiale nel loro sguardo.

Nello stesso concerto a favore del Teenage Cancer Trust, due anni fa, sembravano un po’ intimiditi dalla grandezza di ciò che li circondava, un po’ troppo sovreccitati e preoccupati di fare bella figura. Stanotte, insolitamente, c’è una serena sicurezza di sé nell’approccio sottomesso di Tom. Spesso sembra che stia guardando il posto come se fosse una sua proprietà. La piscina lì. Un Jukebox nel padiglione. La stanza da cucito per la moglie…

I lunghi capelli da hippy che si è fatto crescere durante il periodo di intervallo della band indicano una e una sola cosa: i Kasabian sono arrivati nel 1967. Nelle loro menti, sono entrati nella fase da artisti maturi della loro carriera. Vogliono essere considerati meno come elementi in fase di cambiamento e più come rock’n’rollers senza tempo della stirpe degli Stones/Scream della quale hanno sempre voluto far parte.

Anche se sono riusciti a soddisfare questa ambizione, c’è un’altra questione in sospeso. Avendo scritto un nuovo album apparentemente molto simile all’album cult ‘SF Sorrow’ dei The Pretty Things, riusciranno ad andare oltre la loro stretta? Se i larghi orizzonti di ‘Empire’ occasionalmente avevano dei suoni piatti, questo album sarà qualcosa di più che un monumento ai giovani del rock?

NME aprile 2009Beh, perché non lo chiediamo al giovane ragazzo eccitato che sta per debuttare sul palco proprio in questo momento? Gordon Smart, editor della rubrica ‘The Sun’s Bizarre‘: “Secondo me, in questo momento sono la migliore band che sta lavorando in Inghilterra e il loro nuovo album è splendido,” dice calorosamente nella sua presentazione. Per quanto sia difficile fidarsi di un uomo che sogna di fare uno scoop fotografando le mutandine di Kerry Katona, Gord ha colto nel segno. I Kasabian sono abbastanza testardi da iniziare non solo con una canzone nuova, ma con una canzone nuova e lenta. Il groove misto rock-crucco di ‘Underdog’, magniloquente ma piacevole cugina di ‘FEAR’ di Ian Brown, è seguita dall’inevitabile arrivo di ‘Shoot The Runner’, prima che il nuovo singolo ‘Fire’ porti verso una strada già conosciuta. Ma subito dopo che avete puntato la vostra attenzione al passaggio musicale che porta al grandioso ritornello, già loro stanno diminuendo questo eccesso maldestro e  riprendendo il controllo, riportando l’ordine e muovendosi in una spirale di groove. Il loro singolo in edizione limitata, del quale poi è stata annullata l’uscita – la rockabilly ‘Fast Fuse’ in stile Tarantino – ci fa capire perché la loro casa discografica ha consigliato loro di mantenere un basso profilo. È troppo bella per essere lanciata sul mercato. Il suo rovescio della medaglia, ‘Thick As Thieves’, li porta all’affascinante mid-set acustico in stile Coral che finalmente sostituisce la nenia di Sergio – la modesta ‘British Legion’ – nella loro setlist, decorata con fronzoli sonori.

Ovviamente, tutto finisce con Tom che divide la folla come Mosè durante un bar mitzvah per la solita chiassosa ‘LSF’. La folla va ovviamente in delirio, tutto si dissolve. Ma la vera notizia è quanto sono diventati più eleganti. Nella stessa settimana in cui i The Horrors tornano di nuovo sul palco, a un universo di distanza da Bethnal Green, i Kasabian stanno dimostrando che sono tanto carini quanto degli attaccabrighe.

Gavin Haynes – NME, 11 Aprile 2009

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